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Il fantasma della libertà

cima del cinquantenario

Clara Lucia è bellissima.

Indossa un paio di leggins colorati e mi accoglie con un sorriso a 38 denti sull’uscio del rifugio.

“It’s good to stretch” mi dice in un inglese stentato carico di cadenza germanica, guardandomi appoggiato al tavolo mentre faccio stretching: le ginocchia e i muscoli non sono più quelli di un tempo e anche solo un paio d’ore di scarpinata per salire al Rosalba si fanno sentire. Ma un sorrisone così ripaga tutte le fatiche. Mentre sono ancora lì che fantastico, si allontana con un amico verso le pareti e allora ne approfitto per riprendere familiarità con il rifugio, da cui manco oramai da quando Mauro l’ha lasciato a nuova gestione.


fantasma libertà torrione cinquantenario

Siamo venuti per scalare un torrione che svetta qui davanti. Non è la prima volta che ci proviamo: l’ultima volta, 3 mesi fa’, eravamo saliti in una splendida giornata di sole primaverile. Tommaso con passo svelto e sicuro, io trascinandomi come al solito, ogni volta che devo fare più di due passi dalla macchina alla falesia. All’attacco ombra, freddo, roccia gelida e stanchezza ci erano piovuti addosso come una doccia gelata.

Beh, hai presente quando ti scende? Beh, mi era scesa tutta assieme. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stato quando aveva cominciato a nevicare. Ad Aprile. In Grignetta. Dove il meteo è mutevole manco fossimo in Patagonia (in realtà prendere nebbia e freddo è talmente consueto, che forse non si tratta di meteo mutevole…). Eravamo allora scesi rapidamente verso valle senza aver praticamente neanche messo l’imbrago, fino alla Rocca di Baiedo. Però la giornata aveva preso tutt’un altra piega quando mi ero ricordato di una via che non avevo ancora fatto lì alla rocca – Granata 87 – di Tarcisio Fazzini. Corta, ma con tutto il pepe che uno dei migliori piedini del Masino ci può mettere. Una bella soddisfazione su cui ripiegare.


Passano le settimane, e per noi non professionisti, incastrati tra famiglia, impegni e lavoro, riuscire a combinare di nuovo è un’impresa. Ma finalmente si presenta l’occasione di riprovarci.

Salgo da solo questa volta, un po’ per staccare dal tran-tran milanese con un po’ di anticipo, un po’ per diluire avvicinamento e scalata su 2 giorni diversi; è anche l’occasione per vivere la montagna senza quella dimensione del mordi e fuggi, e camminare con i camosci silenziosamente. Assorto nei pensieri che turbinano ogni volta che torno sulla Grigna Ferigna, mi isolo un po’ una volta su, guardando i pinnacoli che svettano attorno al rifugio, che si intravedono e si nascondono fra le nebbie del luogo. Claudia Lucia mi riporta subito al presente: mi fissa con due occhi di un azzurro così profondo da farmi ricordare che sono un uomo di mare in mezzo alle montagne. “My mother’s from Florence” esclama esaltata, quando le chiedo come mai vanti non uno, ma ben due nomi italiani. Facciamo un brindisi felice, birra con vino, fra persone che non si erano mai viste prima.

“Are you gonna climb tomorrow?“, chiede ancora, curiosa. Le mostro la campana che svetta sulla cima del Cinquantenario e che spero di suonare l’indomani, quando Tommi mi raggiungerà per riprovarci, questa volta con un meteo – si spera – migliore.

Chiacchieriamo di tante cose: di com’è la vita a Milano, di tempo libero, di come mai i tedeschi vanno in vacanza sempre e possiedono tutti un Wolfswagen California acchitattissimo: Clara Lucia e il suo compagno – Ian – sono qui nel lecchese da due settimane in vacanza. Arrivano dalla Blue Valley, una zona nel sud della Germania: sono felici, senza pensieri, nel fiore della loro gioventù: un po’ gli invidio la fortuna di poter fare vacanze evitando il solito agosto italiano.

Anche loro hanno un obiettivo per domani, vedere l’alba sulla cima della Grignetta: li carico di aspettative, raccontandogli di quella volta che ci sono stato per festeggiare il mio compleanno e vedere l’alba lì dove il bivacco a forma di ufo ti fa sentire su un altro pianeta.

Il rifugio lentamente si spegne. Gli alpinisti che domattina si sveglieranno presto riempiono le brande. Leggo un po’ e mi viene voglia di scrivere, con un foglio e una penna, come non capita più così spesso.


MI sveglio presto. La luce comincia a filtrare fra le finestre del rifugio. Clara Lucia non c’è più, probabilmente non la rivedrò mai più: un’altra conferma di quanto effimere siano le cose della vita e di quanto tutto cambi in un baleno. Lei e Ian si son svegliati nel cuore della notte per salire verso l’ufo; nell’euforia del chiacchiericcio serale, ho dimenticato di dirle che vedere il sole all’alba sulla cima della Grignetta è un terno a lotto. Infatti stamattina puntualmente è tutta avvolta nella nebbia.

È il 15 luglio, anniversario di quella volta che son caduto nel crepaccio: un pensiero che si aggiunge a tutti quelli che mi frullano in testa ogni volta che son solo in montagna.

Tommi mi raggiunge a metà mattina: anche lui ha profondi occhi azzurri: per tutto il giorno, mentre arrampichiamo sul Fantasma della Libertà al Torrione del Cinquantenario, ogni volta che si gira per urlarmi il classico “Blocca un attimo” immagino di essere su quelle splendide placche con Clara Lucia. Sorrido molto allegro. È una splendida giornata.